Alessandro Antonino nasce a Napoli il 3 settembre 1973 da una famiglia che ha l’arte nel sangue.
Frequenta l’Accademia di Belle Arti e gruppi di giovani pittori partenopei. Alessandro si getta a capofitto in questa avventura. Inizia a dipingere.
"“Sono molti gli spunti che l’artista sviluppa con le sue opere attraverso una istintiva ed acuta sensibilità. Filtrata attraverso le esperienze artistiche di un Guttuso, aperta agli echi dei Nabis e Gauguin, sensibile ad un simbolismo proiettato a tratti verso l’Espressionismo informale."
Nella sua pittura ritroviamo temi diversi come paesaggi a marine di grande bellezza, donne, uomini, animali e natura. |
Alcune opere evidenziano il lungo periodo trascorso a Napoli e le scuole a cui lui si è ispirato inizialmente, ovvero il ‘700 e ‘800 napoletano. Alessandro, infatti, ha dato una nuova immagine ed un’arte antica "non lasciandosi influenzare dagli sperimentalismi del Novecento Italiano da Arturo Martini a Leoncillo, da Giò Ponti a Fausto Melotti" ma ispirandosi a grandi maestri quali Giuseppe e Donato Massa e l’abruzzese Francescantonio Grue.
Oggi le sue doti si sono affinate e lo hanno condotto ad una misura espressiva di notevole efficacia. Per ogni pittore la scelta di una scuola, di un modo espressivo è spesso legato all’imprevedibile. All’emozione provata, alla policromia, alla ricerca di un nuovo modo di comunicare.
Per Alessandro, la decisione di usare le tecniche della pittura a mosaico, è legata all’amore che lui ha per la sua terra con le sue tradizioni e le sue radici multirazziali.
I paesaggi di un tempo, legati ai colori delle terre, alle loro nuances, a volte tenui ed altri brillanti di luce, sono stati il punto di partenza. |
Poi i primi cambiamenti.
L’argilla si trasforma nelle mani dell’artista e diviene forma nel colore. Impressione. Messaggio celato nel sovrapporsi moderno di immagini di altri paesi. Il tratto è ora più deciso, il mosaico intagliato come in una scultura.
Le opere assumono una complessità nuova. L’argilla viene miscelata, prende forma, vita e colore. Poi è cotta col fuoco. "Paul Valéry scrive che le arti più avventurose, più incerte, dunque più nobili, sono quelle che richiedono l’uso del fuoco."
Le pitture si trasformano, diventano pittosculture per approdare ad una nuova visione della realtà, quella che lui chiama la bellezza dell’imperfezione.
È questa la pagina che il Maestro sta ora scrivendo con le sue ultime opere, dal 2003 ad oggi.
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Perché imperfezioni? Perché le opere di Antonino hanno sempre forme imperfette. Per l’artista, infatti, le imperfezioni sono la vera perfezione del mondo perché, sarà banale dirlo, la diversità è la bellezza della natura che ci circonda.
Le imperfezioni, infatti, fanno parte del nostro pianeta. Le vediamo ogni giorno nella natura che ci circonda: nei colori di un tramonto, nella foschia che avvolge la cima di un monte, nella poesia di un alba, nella maestosità di un ghiacciaio o nelle più disparate “forme” dell’acqua. Queste sono le imperfezioni della natura che Alessandro Antonino riesce a proporre attraverso le proprie opere in un mix di sensazioni e proporzioni.
Poi ci sono le imperfezioni dell’uomo. Ed ecco allora le facce, anch’esse sinonimo di imperfezioni. Con la natura, questo è l’altro tema su cui Alessandro ha trovato una nuova strada, una diversa opportunità creativa, una ispirazione che nasce dalla convinzione dell’artista secondo cui “nonostante tutto tutti noi cerchiamo di assomigliarci anche se i popoli, generalmente, si attraggono per la loro diversità”.
Alessandro inizia a dipingere, vivendo il suo passato e il suo altrettanto promettente futuro immerso in un universo femminile che senza dubbio lo ha influenzato: la nonna, che all’inizio del secolo scorso scriveva piece teatrali molto apprezzate, poi la mamma, pittrice.
Quindi il matrimonio con Licia Colò e la recente nascita della figlia portano a maturazione quelle suggestioni, quei colori che Alessandro ha sempre portato dentro di sé, ispirato e |
mosso nel suo lavoro dal calore inconfondibile delle sue donne.
"Nelle sue opere la materia si fa tridimensionale per aiutare gli oggetti ad uscire più vivacemente dalla superficie, giungendo così a soluzioni in cui vi è un nuovo sentire della materia ma anche del colore. Negli ultimi lavori, infatti, l’artista sembra far sciogliere il colore, e di conseguenza le forme, per raggiungere nuove sensazioni e suggestioni emotive, per toccare nuove corde di silenzio".
Oggi l’artista non ha lasciato le sue tecniche originarie, le sta solo trasformando, scegliendo con esse il modo di comunicare le nuove emozioni di Alessandro Antonino. Emozioni che nascono della imperfezioni e che si manifestano attraverso le più disparate forme della natura e le molteplici facce dell’uomo.
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A segnare il percorso dell’artista, sono i pensieri di coloro che l’hanno conosciuto attraverso le sue opere: |
in Alessandro Antonino l’arte rappresenta il tempo, quello della natura e dell’artista creando apparizioni liriche, paesaggi, facce e situazioni pervase di magico realismo.
A confermare come la sua arte sia la rappresentazione del tempo, come ques’ultimo sia sempre opportunamente presente nelle sue realizzazioni, rimangono le immagini gioiose, rese con cromatismi ed ideazioni compositive, frutto di stimoli, intuizioni, bisogni, sensazioni ed emozioni felicemente descritte.
Mario Guderzo, critico d’arte
"... Alessandro Antonino è certamente un poeta del paesaggio ..."
Katjuscia Tevini, critica d’arte
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"... la sua figurazione. semplice e quasi ingenua, tende a collocare in primo piano i volti delle persone ..."
Massimo Duranti, critico d’arte
"... una marina può anche frantumarsi nei tasselli di una composizione astratta ..."
Elisa Motta, critica d’arte
"... quello che a prima vista colpisce osservando le opere di Alessandro Antonino è il vigore prorompente della sua tecnica e la palpitante vitalità delle sue immagini..."
Caterina Napoleone, critica d’arte |
"... ed è un’artista speciale che non frequenta i salotti "che contano ..."
Barbara Ronchi della Rocca, scrittrice e giornalista
"... tutti in silenzio a capire e ad ammirare, ad apprezzare cromatismi che ti davano il segnale della vitalità ..."
Giacomo Mameli, direttore di Sardinews
"... le nostre braccia altro non sono che oblunghe nuvole che oscurano una porzione di cielo ..."
Lillo Gullo, giornalista
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"... un sogno che diventa realtà ..."
Prof. Aldo Morrone, primario dell’ospedale San Gallicano di Roma
"... Partire dalla terra per ritornare alla Terra ..."
Gianluca Felicetti, Presidente Lav
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